Il suo successo è grandissimo: anche quest’anno Angelo Duro ha registrato il sold out a Milano come in tutte le altre città, questa volta al Teatro Manzoni dove sarà in scena mercoledì sera e ha dovuto triplicare le date per i prossimi 8 e 9 ottobre. Politicamente scorretto, apparentemente scontroso ai limiti della misantropia. Angelo Duro fa ridere smascherando tutte le contraddizioni di questa società che non gli piace, parlando per oltre un’ora senza mai scomporsi né cambiare tono. Se dal pubblico gli urlano Bravo!, lui lo mette a posto subito Stai zitto! È insofferente alla banalità Angelo, lusingare il finto perbenismo a costo di snaturarsi è un’idea che non lo sfiora nemmeno. Da anni ormai, dopo gli esordi con Le Iene dove faceva il rissoso provocando con scherzi e risposte maleducate ai passanti, spopola sul web con dei brevi video in cui fotografa la realtà attraverso brevi monologhi che spaziano dal risparmio del razzismo (Tutti vanno dallo psicologo per sentirsi dire di credere in se stessi perché siamo tutti uguali, e spendono 100 euro; col razzismo uno sa di essere meglio degli altri, e risparmia i 100 euro) all’utilità di spruzzarsi profumi gratuitamente all’areoporto. Tutti lo potrebbero dire e pensare, nessuno lo ha fatto prima di lui. . Angelo ha cambiato il modo di fare spettacolo, con una genialità che piace, convince e non si pone limiti. Nessuno saprà mai distinguere fino a dove arrivi il suo pensiero e da che punto cominci la sua gag, una cosa però è certa: Angelo Duro è vero, colto, e solo con un’infinita delicatezza può permettersi di ribaltare la realtà diventando difensore di cause che nessuno fino a prima di lui ha mai messo in discussione. Cogito ergo sum diceva Cartesio, e Angelo Duro ha fatto del dubbio con cui mette in crisi ogni singola realtà il suo cavallo di battaglia, vincente. Del resto, con la filosofia, ci confessa di avere un rapporto speciale, specie con quella di Socrate, che in fondo era considerato anche lui un pesce fuor d’acqua e invece diceva, con l’ironia, somme verità. Ascoltatelo, e vi verrà da dire solo una cosa: geniale! Sa di avere un grande pubblico di giovanissimi che lo segue, nei confronti del quale si comporta sempre con responsabilità, e infatti anche in questa intervista lancia messaggi importanti ai suoi fans. Il Teatro Manzoni ha già pronti due spettacoli, Perché mi stai guardando? (Un titolo, un programma), per il prossimo ottobre, sempre più rinnovati: meglio darsi da farebbe per acquistarli vista la foltissima richiesta. Il teatro milanese della prosa per eccellenza conferma, così, dopo i sold out di Teresa Mannino, di sapere guardare ancora una volta oltre, strizzando l’occhio anche a un pubblico più giovane, vincendo l’ennesima scommessa. E la comicità siciliana trova sempre più la sua casa a Milano, nonostante le differenze tra Nord e Sud di cui ci parla lo stesso Angelo. Prima di leggere l’intervista vi suggeriamo questo video, e diteci se non ha ragione nella sua geniale pazzia.

Angelo, probabilmente ti aspetterai che ti dica che fai schifo, ma sai già che non è così. Come mai un personaggio così antisociale riesce ogni volta a riempire all’inverosimile i teatri?

Le persone non sono cretine: spesso stando su un palco si usa l’ipocrisia, raccontando che siamo tutti buoni, con discorsi moralistici, ma i sani principi sono il vero tallone di Achille delle persone. Io parlo anche delle mie sofferenze e svelo questa ipocrisia, per questo divento un paladino del pubblico. Vogliono tutti sapere cosa dico, non perché o come lo dico.

Vieni presentato un po’ come il Robin Hood del teatro di oggi…

Non mi ergo da protettore dei deboli, cerco solo di vedere le cose in un’altra maniera. Porsi da Robin Hood vorrebbe dire già introdurre un fattore moralistico, e invece anche i più deboli hanno le loro pecche, sbagliano e soffrono. Io esprimo tutto questo, non difendo solo loro.

Dicevamo che sei appunto un personaggio anticonformista e antisociale, eppure il tuo successo nasce proprio dai social. A cosa servono realmente queste piattaforme?

I social pubblicizzano ciò che noi siamo. Sono amplificatori, delle vetrine di noi stessi o di quel che vogliamo far sapere ad altri. Non tutti sono talentuosi, non tutti sono capaci di dire e di esprimere quello che sono: la cosa più semplice che si possa fare è amplificare le nostre debolezze ribaltandole per camuffarle e farle sembrare punti di forza. Io non li utilizzo così, non mi interessa fare apparire la mia vita in un certo modo. Li uso solo per guadagnare da queste cose che racconto, non mi interessa altro.

Ma tu sei veramente così quindi?

Io sono così, chiaramente mi mostro in maniera iperbolica, ma sono una persona ipercritica.

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Immagino che se ti invitavano a delle pizzate i compagni di scuola la tua risposta fosse sempre negativa…

No, sono più critico adesso, crescendo questa parte del carattere è diventata più incisiva e mi dà la possibilità di esprimere cosa penso, liberandomi di cose che prima erano di convenienza a cui la vita ti costringe. Prima facevo cose che non mi piacevano ma non potevo dirlo.

Come si vive in Italia oggi?

L’Italia è il Paese europeo più indietro. Io non parlo mai di politica, ma è evidente che l’Italia sia ancora spaccata in due con notevoli differenze tra Nord e Sud, nonostante la guerra sia finita da 60 anni. Sono due stati differenti che vivo non differentemente la politica. È un Paese da interpretare se lo si vive.

Come vivi il successo?

Alle Iene facevo altre cose puramente di intrattenimento che piacevano a tutti, perché rompevo gli schemi con gli scherzi, adesso sconvolgo il pensiero parlando di cose diventate sacre e io in qualche modo le capovolgo. Non penso al successo, anche se i risultati sono fortissimi ed evidenti a tutti, per me è la possibilità di fare quello che preferisco: è cambiato il mio modo di presentarmi.

Quindi ora non porti più gli orsi sui taxi insomma…

Non lo faccio più, fa tutto parte di una crescita.

Quando fu la prima volta che andasti a teatro?

Da bambino nella mia città, non ricordo a vedere cosa.

C’è qualche attore a cui ti ispiri?

No perché io non faccio l’attore. I teatri sono solo posti più comodi dove raccontare le proprie cose, ma potrei farlo anche in un magazzino con delle sedie comode, adibito ad hoc, perché non mi piace la povertà. Però ho eliminato la parte dello show buisness dalla mia vita.

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Però sei consapevole della grande responsabilità che hai, ritrovandoti a fare sold out nel teatro dove, tanto per fare un esempio, fino a ieri c’era Michele Placido…

Sì certo, ma non penso più di tanto a non dò alle persone ciò che si aspettano di sentirsi dire: per me essere sul palco è come fare letteratura, leggere un libro di un autore, di quelli che raccontano, ad alta voce. Sono su un palcoscenico ma senza maschere.

Tu hai la fortuna di lavorare facendo quello che ti piace ed esprimendo appunto quello che sei. È il sogno di tantissimi giovani fan che ti seguono: cosa consiglieresti a loro?

Non è mai stato facile il mondo del lavoro: se riguardassimo le opinioni di cinquant’anni fa sicuramente avremmo le stesse perplessità. Non esiste nulla di difficile: esistono solo impegno, studio, e consapevolezza di se stessi. Vivere per imitazione non porta a nulla: l’Italia è il paese del Rinascimento, ora siamo diventati un Paese che imita gli altri, che importa film dall’estero perché da noi non ci sono più i mestieri. A copiare sono tutti bravi, ma bisogna studiare e capire ciò che si è. Bisogna studiare Socrate.

Stavo appunto per chiederti se ci fosse un motto di qualche filosofo che hai fatto tuo…

Sicuramente conosci te stesso è la prima regola. In un Paese pigro e corrotto serve studiare e scegliere una strada diversa: io ho scelto la mia.

Tu dici di non essere un attore ma lo sei: pensi sia possibile in futuro vedere Angelo Duro in un tipo di spettacolo differente, con scenografie e altri personaggi?

Io non farò mai un varietà, ora voglio scrivere, e in teatro racconto ciò che scrivo con la naturalezza massima, non mi servono luci particolari. Voglio continuare a fare questo.

Il pubblico del Manzoni è sempre considerato un po’ più pretenzioso: non ti spaventa?

Non mi interessa. Umberto Eco diceva che ci sono artisti provocatori, che inventano nuove forme per stupire il pubblico, e artisti consolatori danno quello che vuole il pubblico. Io sicuramente appartengo ai primi. Sconvolgendo una persona la fai pensare. Solo così l’arte può fare quello che deve fare, ovvero portare a una crescita. Io non racconto barzellette: i risultati sono ottimi, ma non essendo un politico non guardo a quanto consenso mi trascino dietro, non mi interessa. È evidente però che qualcosa sia cambiato con questi spettacoli.

Cosa prometti al pubblico per gli spettacoli che verranno anche a ottobre?

Farò ancora più schifo!

Massimiliano Beneggi