Impossibile, nel nostro racconto della storia di Sanremo, non fermarci sul Gran Visir del Festival, il conduttore di 13 edizioni, 7 delle quali dirette artisticamente da lui stesso. Ieri, nel giorno del suo 84esimo compleanno, le tv hanno riproposto vari spezzoni dei suoi memorabili varietà, e tanta nostalgia ci ha assaliti: perché quell’eleganza unita a una imponenza fisica e vocale è assolutamente inimitabile, e ora che la Rai ha deciso di metterla ai margini rievocandola solo ogni 7 giugno come un semplice atto dovuto, tutta quella proverbiale professionalità è quanto di più possa mancare alla televisione. Pippo Baudo è varietà, è interviste, è sketch, è canzone, ma soprattutto, inevitabilmente, è Sanremo. Dove è sempre stato il Numero Uno, per ricordare anche il titolo di un suo celebre programma degli anni ’90. In effetti, ogni edizione condotta da Pippo è stata una prima nella storia del Festival. Ogni volta un Numero Uno di correttezza e di sorprese. Vediamole anno per anno.

Pippo_Baudo

1968, a soli 22 anni, reduce dal successo di Settevoci, Pippo viene chiamato dalla Rai pochi giorni prima della manifestazione per condurre il primo Festival dopo quello della tragica scomparsa di Luigi Tenco. La vittoria meritatissima di Sergio Endrigo con Roberto Carlos (Canzone per te) per molti è viziata anche dall’atteggiamento svogliato con cui Celentano interpreta la favorita Canzone (terzo posto), il brano che avrebbe dovuto cantare Don Backy, autore anche di Casa Bianca (secondo posto). E’ il primo Festival dopo la clamorosa lite tra il Molleggiato e lo storico autore, nonché la prima volta che un cantante in gara (Louis Armstrong), già accusato dalla stampa di percepire quindici milioni di lire, si cimenta in un improvvisato medley di successi non comprendendo di non essere un ospite. Baudo è costretto a chiedergli di abbandonare il palcoscenico, e lo fa con il suo consueto garbo. E’ l’anno anche di Deborah, La tramontana, La siepe, La voce del silenzio, Da bambino, La farfalla impazzita: un’edizione straordinariamente memorabile.

1984, la seconda edizione condotta da Pippo è la prima in cui le Nuove Proposte partecipano a un premio diverso da quello dei cosiddetti Big. Vincerà Eros Ramazzotti con Terra promessa, mentre il famoso Festival dei playback dei Big è vinto da Albano e Romina con Ci sarà.

1985, per la prima volta vince a Sanremo un trio (succederà altre due volte nella storia). I Ricchi e Poveri trionfano con Se m’innamoro. Alla fine della kermesse, Baudo lamenta che tre serate siano troppo poche per il Festival: qualcosa sta cambiando…

1987, l’edizione più bella secondo lo stesso Pippo. Vince Si può dare di più davanti a Figli e Nostalgia canaglia, ma è l’anno anche di Quello che le donne non dicono, Io amo, Il sognatore, Canzone d’amore, Tanti auguri, La notte dei pensieri. Per la prima volta nella storia, Sanremo scavalca il Tg1: Pippo anticipa tutti e prende la parola sul palcoscenico per annunciare la morte di Claudio Villa suscitando le ire della redazione del Tg e della direzione Rai, con cui è in rotta per approdare per la prima volta in Fininvest.

1992, richiamato poche settimane prima dell’inizio del Festival in seguito alla defezione di Renzo Arbore all’ultimo minuto, Baudo conduce per la prima volta a fianco di tre donne (Brigitte Nielsen, Milly Carlucci, Alba Parietti) il primo Sanremo con le eliminazioni dopo tantissimi anni. Mia Martini arriva seconda con Gli uomini non cambiano, dietro a Portami a ballare di Barbarossa. Nei giovani spuntano Baldi e Alotta con Non amarmi, Canino con Brutta, Irene Fargo con Come una Turandot, quindi Gatto Panceri, Bracco di Graci, Statuto, Modugno, Bulgari: saranno tutti chiamati continuamente come ospiti nelle trasmissioni di Baudo che piano piano inizia a crearsi un fortino che lo consoliderà nel suo ruolo di vero cerimoniere del Festival, sapendone sfruttare tutto il potenziale.

1993, per la prima volta (e a onor del vero anche unica) al Festival vince il rock. Enrico Ruggeri trionfa con Mistero. Il pubblico rumoreggia per il quinto posto di Renato Zero, lasciato fuori dal podio con Ave Maria. Ma è anche il primo Festival di una stella della canzone italiana: esordisce vincendo tra i giovani Laura Pausini con La solitudine. Pippo la prende sotto la sua ala protettiva, come fa con tutti i Giovani.

1994, il primo Festival diretto artisticamente dallo stesso conduttore (idea che sarà poi copiata in seguito anche da conduttori ben poco avvezzi al ruolo di direttori) coincide anche con il debutto davanti al grande pubblico di Andrea Bocelli, che vince tra i Giovani con Il mare calmo della sera. Tra i Big vince Aleandro Baldi (Passerà). Per la prima volta a Sanremo si vedono la valletta bionda (Anna Oxa) e la valletta mora (Cannelle).

1995, è la prima volta che tra i Big partecipano anche quattro Giovani della precedente edizione, scelti dopo la prima esibizione del martedì. Così nasce la stella di Giorgia, che vincerà con Come saprei davanti a In amore, Gente come noi, Con te partirò, ma soprattutto davanti al superfavorito Fiorello, solo quinto con Finalmente tu. Per la prima volta (e purtroppo non ultima) uno spettatore dalla galleria minaccia di suicidarsi in diretta, e Baudo si trasforma in SuperPippo portandogli conforto e convincendolo a rientrare subito (una scena che farà il giro delle tv con tantissime polemiche). Ma soprattutto è il primo Festival in cui viene adottata la storica sigla di Sergio Bardotti, Perché Sanremo è Sanremo, che rimarrà nell’immaginario collettivo La sigla per eccellenza.

1996, il Festival vinto da Ron e Tosca con Vorrei incontrarti tra cent’anni svela per la prima volta che il direttore artistico incide anche sulla correzione delle canzoni, suggerendo alcune fondamentali modifiche ai brani (come ogni intenditore di musica dovrebbe poter fare). Ma si tratta anche del primo Festival di Elio e le Storie Tese, secondi con La terra dei cachi.

2002, vincono i Matia Bazar con Messaggio d’amore, ma l’edizione sarà ricordata per due esordi particolari. Il primo è quello di Anna Tatangelo che vince tra i giovani con Doppiamente fragili dando inizio a una carriera folgorante; il secondo è quello di Roberto Benigni come poeta. E’ la prima volta infatti che Benigni, atteso come polemico comico antiberlusconiano, stupisce tutti con la lettura della Divina Commedia. Canta per la prima volta Quanto t’ho amato, e da quel momento la svolta dell’artista (cominciata con La vita è bella qualche anno prima) è completata.

2003, un’edizione di esordi suggestivi: Sergio Cammariere si fa conoscere dal grande pubblico uscendo dalla nicchia dei jazz club con Tutto quello che un uomo, mentre Dolcenera trionfa tra i giovani con Siamo tutti là fuori. La gara dei Big la vince Alexia con Per dire di no, ma sembra più una consolazione per il secondo posto dell’anno prima. E’ la prima volta che Bobby Solo e Little Tony partecipano a Sanremo in coppia: Non si cresce mai è un bel ritornello che appassiona gli italiani, amanti degli storici duelli che finiscono a tarallucci e vino come in questo caso. Poteva anche essere la prima volta di un politico (Cossiga) al Dopofestival con Sgarbi, ma una diatriba porterà Baudo a negare questa (rinunciabile) partecipazione.

2007, un Festival di canzoni d’autore. Vince per la prima volta un brano recitato, ovvero Ti regalerò una rosa di Cristicchi. Tra i Giovani spunta Fabrizio Moro con Pensa. E’ la prima volta che la valletta è di fatto una co-conduttrice a tutti gli effetti: la bravissima Michelle Hunziker, che così sarà sdoganata definitivamente come presentatrice.

2008, l’edizione meno convincente (e meno seguita nella storia) sotto il profilo della conduzione che vede Baudo in tandem con Chiambretti senza essere particolarmente affiatati, vede però tante belle canzoni, che purtroppo finiranno nel dimenticatoio. Su tutte Colpo di fulmine, di Gianna Nannini e cantata da Gio Di Tonno e Lola Ponce. C’è però lo stesso una prima volta: una canzone in gara, Musica e parole di Loredana Bertè, viene squalificata in corsa per plagio. L’altra squalifica illustre fu quella di Solo nel ’64, per l’utilizzo del playback.

13 edizioni, 13 prime volte, tantissimi giovani lanciati proprio da lui. La tv lo cancella, ma avrebbe tanto bisogno di Pippo Baudo, l’ultimo dei grandi fondatori del piccolo schermo.

Massimiliano Beneggi