Non c’è pace per Luigi Tenco. A distanza di 54 anni dalla sua tragica scomparsa a Sanremo, ancora una volta si parla di lui per ricordarne la fine più che ciò che fece in vita. Forse, però, si sta arrivando a una soluzione. Non si tratterebbe di un suicidio, bensì di un omicidio. Lo rivela in anteprima il cabarettista e musicista (ex membro de I Gufi) Lino Patruno.

In una intervista su Oggi, in edicola da domani 12 febbraio, ecco cosa dichiara a proposito del suo amico genovese morto nel 1967:
Ho saputo che un ricercatore, il quale ha dedicato parte della sua vita a studiare meticolosamente la vita e la morte di Tenco, pubblicando già diversi libri, ha scoperto chi è l’assassino e presto ne renderà pubblico il nome.
Io Luigi lo conoscevo benissimo: era un giovane allegro e solare; quell’immagine da depresso cronico gli è stata cucita addosso dopo, per giustificare la tesi del suicidio
Secondo me Tenco si era ficcato in un brutto giro
Per motivi di marketing lo avevano “fidanzato” con Dalida, un brutto e ambiguo personaggio che andava in giro con un tale ancora più brutto e ambiguo di lei, Lucien Morisse, il suo primo marito da cui aveva divorziato ed era rimasto al suo fianco in qualità di agente e personal manager. Si diceva che questo Morisse fosse addirittura legato al Clan dei marsigliesi… Si diceva anche che Tenco, quella sera, era incavolato nero, non per l’eliminazione della sua canzone, ma perché aveva scoperto che il Festival era tutto truccato. Forse voleva pubblicamente denunciare anche un giro di scommesse clandestine. Probabilmente qualcuno gli ha chiuso la bocca prima che potesse fare danni.
Le parole di Patruno sono forti, importanti. Potrebbero riscrivere un capitolo della storia della musica. A questo punto occorre fare tutti insieme un patto però.
Ogni vita ha diritto a una giustizia. Dovrà essere fatta chiarezza una volta per tutte, questo è evidente. Già, una volta per tutte: omicidio o suicidio, Tenco ha diritto a riposare per sempre. Finite le ennesime indagini, si chiuda per sempre quella triste pagina di cronaca e si torni a parlare del cantautore solo per ciò che fece come artista.
Massimiliano Beneggi