Il teatro ricomincia dalla favola moderna per eccellenza: Pretty Woman, Il Musical.
E’ andato in scena ieri, 28 settembre, al Teatro Nazionale Che Banca! di Milano (piazza Piemonte) il debutto dell’attesissimo spettacolo tratto dalla celebre pellicola diretta da Garry Marshall. Pubblico al 50% rispetto ai posti totali della sala (in attesa che si passi almeno all’80%), ma le distanze non impediscono di sentirsi tutti parte di un unica grande storia che fa ancora sognare ed emozionare dopo tanto tempo. Questa volta, con un tocco in più: quello del musical.

Già, Pretty Woman è diventato un musical. Come è possibile?
Dimenticatevi il film e mettete da parte ogni tentazione di confronto: Pretty Woman, Il Musical (produzione Stage Entertainment con Matteo Forte e Dan Hinde) è qualcosa di assolutamente nuovo e coinvolgente oltre ogni aspettativa, con una grande orchestra dal vivo (ANDREA CALANDRINI – Direzione-Tastiere / MARCO BOSCO – Tastiere / PAOLO BALLARDINI – Chitarra / MARCO PARENTI – Batteria / SIMONE ROZZA – Chitarra MASSIMILIANO SERAFINI – Basso). Alla fine scorderete pure Julia Roberts e Richard Gere.
Ecco la nostra recensione.
IL CAST
BEATRICE BALDACCINI Vivian Ward
THOMAS SANTU Edward Lewis
CRISTIAN RUIZ Happy Man / Mr. Thompson / Mr. Hollister
MARTINA CIABATTI MENNELL Kit De Luca
GABRIELE FOSCHI Philip Stuckey
LORENZO TOGNOCCHI Ensemble – David Morse
FEDERICA BASSO Ensemble – Violetta
CLAUDIO FERRETTI Ensemble / Alfredo
MARTINA CENERE Ensemble / Susan
PIETRO MATTARELLI Ensemble / Giulio
GEA ANDREOTTI Ensemble / Scarlett
ANDREA VERZICCO Ensemble
FEDERICA LAGANA’ Ensemble
GIORGIO CAMANDONA Ensemble
MARTINA PERUZZI Ensemble
NICOLA TRAZZI Ensemble
CAMILLA ESPOSITO Ensemble
GIOVANNI GALA Ensemble
VERONICA BARCHIELLI Ensemble
MICHELE ANASTASI Ensemble
ARIANNA BERTELLI Swing on stage
GIULIO BENVENUTI Swing on stage / Dance Captain
ALTEA RUSSO Resident Director
Carline Brouwer e Chiara Noschese REGIA

La struttura della TRAMA rimane la stessa che conosciamo a memoria.
Vivian Ward è una giovane prostituta che, con l’amica Kit, fatica a pagare l’affitto di casa ogni mese. Nonostante ciò la loro regola è chiara e decisa: i clienti li scelgono loro, le tariffe anche. Le due ragazze hanno il fiuto della trattativa e conoscono la psicologia umana molto più di quanto la società non possa immaginare. Una sera Vivian incontra per caso un ricco uomo d’affari, Edward Lewis. Questi rivela subito la sua solitudine: non sembra infatti interessato al puro sesso, ma anzitutto alla compagnia della ragazza, tanto che quello che doveva essere l’ingaggio di una sola notte si prolunga fino a una settimana. Vivian, accompagnandolo nelle cene d’affari, a teatro e in ogni situazione quotidiana, si accorge che tra lei e Edward è scoccato qualcosa. La certezza l’avrà quando l’uomo rinuncerà all’affare più grande che tramava da tempo pur di realizzare il suo sogno d’amore con Vivian, andando oltre ogni differenza sociale.
LA MORALE
Trama famosa e storica, ma decisamente attuale oltre 30 anni dopo. Del resto sono cambiati i tempi, non si acquistano più capi firmati solo nelle boutique e non si usa più telefonare nelle stanze d’albergo (caratteristiche mantenute assolutamente intatte nella sceneggiatura), ma anche ai tempi delle spese on line e dei cellulari non si smette di vivere di pregiudizi e smania per la ricchezza. Come se questa ponesse un divario qualitativo nel pensiero oltre che nello stile di vita.
Pretty Woman continua a metterci a confronto con una delle più grandi contraddizioni della nostra esistenza.
Subiamo il disagio e le umiliazioni che vive Vivian ogni volta che ragazzini viziati dai social ostentano la loro ricchezza senza il minimo sforzo, ma siamo altresì più spesso di quanto non immaginiamo quelle commesse con la puzza sotto il naso che ripudiano Vivian. Forse perché consideriamo normale solo il nostro ceto sociale. Ma chi ha deciso quale sia la normalità se non la nostra paura dei giudizi altrui? E alla fine è solo l’amore che ci consente di essere fino in fondo chi veramente abbiamo voglia di essere, con tutte le trasformazioni che la vita ci offre.
IL COMMENTO
Tanto colore, belle canzoni non presenti nel film (di Brian Adams e Jim Vallance) tutte tradotte in italiano e riarrangiate con uno stile che fa di questo spettacolo qualcosa di formidabile. Tra le novità, rispetto al film, un narratore-voce della coscienza che aiuta i protagonisti a scoprire se stessi e i propri sogni.
Pretty Woman è il musical che piace anche a chi non ama il musical: le canzoni rappresentano anzitutto il pensiero dei protagonisti e il loro dialogo con se stessi nella ricerca di risposte ai propri dubbi, ma si alterna a molto recitato che rende lo spettacolo sempre vivo e impreziosisce il palcoscenico. Primo atto più veloce del secondo, ma dopo due ore e mezzo non ci si annoia mai. Una volta finito, lo si riguarderebbe ancora: per fortuna rimarrà in scena per parecchio tempo (ogni sera alle 21).
IL TOP
Le donne su tutti. La protagonista Beatrice Baldaccini (Vivian) e Martina Ciabatti Mennell (Kit) sono ironiche, entusiaste e straordinariamente brave a cantare e a tenere la nota lunga senza indecisioni in una prima attesissima.
Straordinari ballerini sincronizzati alla perfezione, carichi di altrettanto umorismo (menzione speciale per Pietro Mattarelli, alias il cameriere Giulio, il più applaudito).
La miglior canzone: Volo via da qui, cantata da Vivian

LA SORPRESA
Entri aspettando solo Oh pretty Woman, esci cantando anche tutte le altre canzoni. Compresi stralci de La Traviata, di cui ci sono due meravigliosi omaggi con soprani e tenori eccellenti. Alla fine sono oltre 5 i minuti di standing ovation. Se il primo spettacolo della stagione è questo, si comincia straordinariamente bene. Bentornato teatro! (con buona pace del ministro Franceschini e delle chiusure).
Massimiliano Beneggi