Salvatore Marino: “A spasso con Daisy” in giro per l’Italia. Ma la situazione del razzismo non è cambiata -INTERVISTA

Il 22 e 23 gennaio al Teatro Ciak di Roma andrà in scena A spasso con Daisy, lo spettacolo di Alfred Uhry, vincitore del Premio Pulitzer per la Drammaturgia nel 1988.

Una storia delicata e divertente, capace di raccontare con umorismo un tema complesso come quello del razzismo nell’America del dopoguerra.

Nel 1989 ne fu tratto un film con Morgan Freeman e Jessica Tandy e anche in quel caso i premi non mancarono: ben 4 Oscar. Ora lo spettacolo torna a teatro con l’adattamento di Mario Scaletta e la regia di Guglielmo Ferro. Sul palcoscenico Milena Vukotic e Salvatore Marino.

Lei interpreta la parte di una anziana maestra in pensione, ricca ebrea che vuole apparire povera. Lui veste i panni dell’autista di colore scelto dal figlio della signora (Maximilian Nisi, ndr) per arginare la rischiosa smania di indipendenza della madre. Dopo la diffidenza iniziale tra i due inizia una bella complicità, che dà origine a divertenti episodi. Il confronto culturale e generazionale sullo sfondo, però, ha sempre un velo di amarezza nell’ironia straripante dello spettacolo.

A raccontarci meglio quanto accade è proprio Salvatore Marino, attore noto per la straordinaria capacità di usare un lessico più che mai articolato per pungere con eleganza ma in modo sempre diretto. E così, anche questa volta, sarà protagonista di una storia carica di risate ma anche di spunti morali e frecciatine non troppo velate.

Lo spettacolo è tratto da una pellicola di più di trent’anni fa, eppure si conferma sempre estremamente attuale in certi passaggi. Cosa è cambiato nella società di questi ultimi trent’anni?

Nella storia si racconta il secondo dopoguerra, un periodo in cui la comunità ebraica e quella nera erano in piena segregazione. Sono state fatte tante battaglie contro il razzismo, specie proprio in questi ultimi decenni. Eppure, nel 2022, sembra che la situazione non sia davvero così cambiata come avrebbe dovuto. Anzi, se possibile con Trump certe differenze sociali si sono acuite. L’effetto Obama non ha sortito grandi risultati in quel senso. È inspiegabile, incomprensibile, ma di fatto è ancora così, dietro a un velo di ipocrisia continua.

Si tratta di un confronto tra culture ma anche tra diverse generazioni. Vedremo una commedia riletta ai giorni d’oggi con cellulari e internet?

No, il testo teatrale è rimasto assolutamente fedele a quello che tutti conoscono da sempre. Sarebbe stato ingeneroso nei confronti del testo originale, provare a riadattarlo secondo nuove esigenze. La storia mantiene l’ambientazione agli anni ’50.

Cosa ha divertito maggiormente il pubblico nelle prime repliche?

Il sano divertimento che incontra tematiche importanti e su cui poter riflettere. Ci si trova di fronte a un sarcasmo ebraico che ricorda quello di Woody Allen. La cifra stilistica è quella. E qui emergono proprio i due popoli reietti della cultura popolare americana.

Reciti al fianco di Milena Vukotic, una di quelle poche attrici che davvero non ha bisogno di presentazioni. Ma c’è qualcosa che ti ha sorpreso di lei conoscendola meglio e che ci puoi svelare?

Sono state tutte conferme che l’hanno resa più straordinaria di quanto già non immaginassi. Ho trovato in lei qualità che a molti potrebbero sembrare incredibili, a cominciare dalla sua eccezionale lucidità, mentale e fisica. Sembra una ragazzina. E poi è una persona straordinaria, affabile, disponibile. Lavorare con lei è un impagabile privilegio è un piacere allo stesso tempo.

È cambiato qualcosa, positivamente, nel modo di vivere il teatro negli ultimi due anni?

La notizia più positiva è che i teatri finalmente sono aperti. A un certo punto non credevo nemmeno si potesse arrivare a gennaio 2022 con la capienza al 100%. L’entusiasmo del pubblico c’è e arriva al palcoscenico. Non so se sia cambiato qualcosa, di sicuro c’è tanta voglia di distrarsi e di vivere qualcosa che sembrava dimenticato.

Ecco, sembra che spesso ci si dimentichi dei professionisti. 29 anni fa andava in onda Amico mio, una serie tv che ti vedeva vestire i panni di un infermiere e che lanció tanti giovani attori (Pandolfi, Pantaleo, Favino, per fare qualche esempio). Perché una volta la tv andava a pescare così tanto dalle scuole di teatro e oggi sembra che la gavetta non abbia più valore?

Naturalmente sono costernato del fatto che la tv non guardi più al teatro come una volta. Purtroppo non vengono nemmeno trasmesse tante commedie teatrali, come invece accadeva una volta. È come se la televisione tendesse a rendere più elitario il pubblico del teatro, che però continua a esserci e ad apprezzare certi prodotti. Al punto che una fiction come Amico mio, ancora oggi, viene ricordata con molto affetto. C’era un grande cast, fu replicato immediatamente la settimana successiva alla sua conclusione. Il materiale per ripetere fiction di un certo livello c’è ancora tutto, bisogna solo che la tv se ne accorga.

A spasso con Daisy che progetti avrà nei prossimi mesi?

A fine gennaio saremo a Camaiore, poi in un mese toccheremo Locarno, Cento, Legnano, Monza, Pratovecchio, Gallarate, Novara, Bassano del Grappa, Borgia Verezzi. Faremo tappa anche a Torino prima di tornare, a marzo, in altri teatri di provincia (Varese, Agliana, Battipaglia, Guidonia Montecelio per ora le date confermate fino a marzo, ndr). Ci prepariamo a una grande stagione 2021/2022 che dovrebbe vederci arrivare nelle grandi città, tornando ovviamente anche nella stessa Roma. Lo spettacolo è molto divertente e appassionante, quindi merita tante vetrine importanti e di essere goduto da chiunque ne abbia voglia per tutta Italia.

Massimiliano Beneggi

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