È in scena fino al 28 aprile al Teatro Nazionale di Milano, Vlad Dracula – Il Musical di Ario Avecone e Emanuela Scotto Pagliara. Ecco la recensione.

IL CAST

Giorgio Adamo, Arianna Bergamaschi, Beatrice Baldaccini, Marco Stabile, Christian Ginepro, Antonio Melissa, Valentina Naselli    Paolo Gatti, Jacopo Siccardi, Dario Guidi. Regia di Ario Avecone

LA TRAMA

A Whitby, piccolo paese dell’Inghilterra, da diversi anni si susseguono morti e sparizioni misteriose. L’ultima in ordine di tempo è quella di Jonathan Harker, un giornalista arrivato alla raffineria Carfax, dove vive il famoso magnate Conte Vlad Tepes. Giunto lì per fare un’intervista e ottenere uno scoop dall’imprenditore, Jonathan rimane intrappolato. Incontra infatti una donna, Justina, moglie del Conte. Questa riconosce in una foto che il giornalista tiene con sé il volto di una donna. Justina seduce Jonathan, ma in quel gesto sembra esserci aria di vendetta: la donna riconosciuta nella foto è infatti Mina, ossia la reincarnazione di Elizabeth, l’ex moglie del conte Vlad, nonché unico amore vero della sua vita e morta suicida per causa sua. Vlad non l’ha mai dimenticata, tra i sensi di colpa che lo divorano da sempre. Anzi, con i suoi poteri magici si è creato una dimensione eterna nella quale lui sopravvive mentre si perdono fino alla morte tutte le donne fatte spose, perché in loro gli è parso di ritrovare gli occhi di Mina. Quando Mina denuncia la scomparsa del marito, la polizia indaga nel paese, con l’aiuto dell’alchimista Professor Van Helsing. Il vero problema sarà quando Mina, con un sortilegio, giungerà di fronte al Conte, dimenticando il presente e tornando a essere Elizabeth…

LA MORALE

La presunta del tempo umano si consuma nelle attese: è proprio questo a mantenere umano il Conte Vlad, ormai sazio di tanto sangue che lo ha reso il re del male. Inutile cercare proiezioni del passato nel presente perché, per quanto possiamo trovarle e renderle vicine a noi grazie a una manipolazione delle azioni, il tempo ci presenterà sempre il conto, di fronte a cambiamenti che la vita ha imposto. Così chi prova a ingannare il tempo cercando in esso un’eternità che serve solo a fermare la realtà e vivere di attese inconcludenti, anziché fare il bene per se stesso e dare lustro alla propria esistenza finisce col fare il gioco del male. Eppure, a ben pensarci, è proprio quello che succede spesso a tutti gli esseri umani…

IL COMMENTO

Atmosfere gotiche accendono lo spettacolo, tra numerosi giochi di luci e una regia che mantiene la struttura della storia più che mai misteriosa fino al secondo atto, quando si svela anche il senso di certi personaggi e delle proiezioni che rappresentano (mai facili da mettere in scena). Un Vlad psicologico più che fisico: niente sangue intorno al vampiro, che anzi è talmente moderno da combattere con le pistole oltre che con il tentativo di manipolare le persone intorno a sé. Gli spunti che la trama offre sono diversi e si svelano appunto nella seconda parte, chiudendo il cerchio su una storia che non tralascia alcun irrisolto pur dando grande spazio alle numerose interpretazioni possibili e alla fantasia del pubblico. Qualche momento di comicità alleggerisce i toni, regalando la sensazione di umanizzazione della storia, resa più contemporanea rispetto a quella immaginata da Bram Stoker. Il senso del tempo e dell’amore sono centrali e assolutamente attuali. Anche così i classici della letteratura restano…eterni.

IL TOP

Le canzoni non sono un compendio alla storia che si limiti a descriverne le sue sensazioni, ma sono piuttosto la parte essenziale e più godibile della trama stessa. Per questo, pur essendo brani dalla melodia lenta non annoiano e si lasciano seguire fino alla fine nei loro testi. Nel frattempo, si assiste a performance di altissimo spessore musicale: gli acuti e la perfezione vocale, senza alcuna imprecisione, di Arianna Bergamaschi, Giorgio Adamo e Beatrice Baldaccini su tutti si meritano i numerosi applausi della platea, confermandosi stelle del musical.

LA SORPRESA

La regia punta su dettagli assolutamente coinvolgenti: gli spari di pistola hanno un sapore realistico, l’ingresso di Justina, avvolta da fasci di luce e immagini sensazionali emoziona e introduce bene nell’atmosfera irreale che si sta per andare a vivere. La simpatia irriverente del prof Van Helsing, interpretato da un grande Ginepro, non può che appassionare. E poi attenzione alla poesia del dedicato suono che arriva dall’arpa. Facciamo un piccolo spoiler, a riguardo: a suonarla, vestito da sposa di spalle rispetto al pubblico, è Dario Guidi. Eccezionale.

Massimiliano Beneggi