Da domani 2 aprile, per tutta la settimana fino a domenica, il Teatro Menotti di Milano ospiterà un grande evento esclusivo: la grande Mariangela D’Abbraccio canterà le canzoni di Pino Daniele in uno scenario che unirà la Poesia con la Musica e il Teatro di Eduardo De Filippo. Napule è…n’ata storia: Napoli ha tutto da insegnare in fatto di arte e di sviluppo della propria cultura che nessuna altra città come quella partenopea sa diffondere con lo stesso orgoglio, e questo spettacolo sarà una grandissima occasione per portare sul palco la vera assoluta Arte.
Mariangela D’Abbraccio, una delle attrici più importanti e più pure del panorama teatrale, ha avuto una formazione proprio con De Filippo, quindi con Albertazzi, ha lavorato con Benigni e Zeffirelli, mai con Strehler, pur essendo il suo sogno da giovanissima: oggi è pronta per questa nuova avventura con cui può esprimere tutta la sua passione per la cultura e l’amore per la sua città.
Mariangela, portare la cultura napoletana in tutta la sua completezza su un palcoscenico milanese rappresenta una bella sfida. Cosa ti rassicura di più nell’affrontare questo importante spettacolo?
Il fatto che sono in scena con due grandi artisti che ho già avuto modo di presentare a Milano. Eduardo é molto amato ovunque, quindi mi sento protetta da queste due grandi icone dell’Arte che i milanesi comprenderanno e hanno sempre amato. Spesso poi nei luoghi di nascita si è più criticati, più giudicati: proprio Eduardo lo diceva sempre, aveva più paura di andare in scena a Napoli che non a Milano o a Roma. Quindi questo spettacolo forse è più facile a Milano che non a Napoli.
Napule é… n’ata storia. Cos’ha Napoli che Milano non ha?
Questo titolo ha due riferimenti: sicuramente è riferito alle altre città, rispetto a cui Napoli ha questo grande flusso artistico, con un dialetto che è una lingua che si esporta in tutto il mondo, e una musica che ci rappresenta. In un momento cosi difficile delle piccole diversità, la musica napoletana unisce sempre, non divide mai. L’altro riferimento del titolo è rispetto alla Napoli di cui si parla oggi: Napoli ora è più nota anche per Gomorra, violenze, e tutte le brutture, ma esiste una Napoli che è una altra cosa. Ho anche tanti amici e parenti che vivono in quartieri tranquilli, si vive anche normalmente. C’è sicuramente da denunciare quello che non funziona, la camorra, ma Napoli è n’ata storia, non è quello. È una città che conosce l’onestá e la sua cultura e la sua arte lo dimostrano.
Perchè secondo te, nonostante i napoletani popolino Milano ormai da lunghi decenni, i milanesi non hanno imparato abbastanza a essere terroni come i partenopei e non parlano nemmeno il dialetto che lì lega alle loro origini?
Siamo cosi un po’ tutti noi italiani: noi napoletani in particolare rimaniamo napoletani anche se andiamo all’estero. Ognuno rimane con la propria lingua e il proprio dialetto, le proprie abitudini, ma la cultura ci unisce molto. I numeri lo testimoniano: i concerti di Pino e gli spettacoli di De Filippo hanno sempre avuto risultati stratosferici anche a Milano e dimostrano che c’è voglia di mischiarci, di unire quelle abitudini. Attraverso l’arte ci si unisce moltissimo, con la musica in particolare. Questa è la cosa bellissima del fatto artistico.
In questo spettacolo ti misuri con le canzoni di Pino Daniele. Che ricordo hai di lui?
Lo incontrai giovanissima: volevo fare l’attrice e venivo dalla musica, ma per caso. Io avevo molti amici nella musica e pochi nel teatro, ripetevo sempre che volevo essere attrice e sognavo di lavorare con Strehler al Piccolo di Milano, dove mi stavo per iscrivere. Lui mi indicò la strada con una frase bellissima: tu sei napoletana, quindi devi iniziare dalle tue origini, da Eduardo. Pino amava molto Eduardo e questo spettacolo nasce proprio da questo legame tra loro che conosco: molte canzoni di Pino hanno il titolo delle poesie di Eduardo, e so quanto fosse per lui una fonte di ispirazione. Quindi dopo le parole di Pino andai all’università e chiesi di seguire le sue lezioni. E così conobbi Eduardo, che mi disse che suo figlio stava cercando un’attrice. Entrai il giorno dopo nella compagnia di Luca De Filippo diretta da Eduardo, e iniziò la mia carriera da attrice. Tutto questo avvenne perché Pino mi indicó la strada giusta. Con Luca De Filippo poi ho fatto tantissime cose: Napoli milionaria, Filomena Marturano…
Quindi hai anche tu un legame molto importante con Milano.
Assolutamente, io vedevo in Milano la mia città, immaginavo tutto qua, la mia vita sarebbe stata completamente diversa e non così legata a Napoli se non ci fosse stato Pino.
Qual è la sua canzone che più ami interpretare?
Difficile dirlo, sono tutte straordinarie, ma Cammina cammina in questo spettacolo ha un grande significato; e poi Bella mbriana, la rifacciamo con una bella nuova versione apposta per me che sono attrice
Eduardo diceva É proibito dare consigli quando la gente non li chiede. Tu che consigli hai chiesto a Eduardo, e quali sono le regole del teatro che ti ha insegnato che più conservi con te?
Arrivai incosciente nella sua compagnia e lì ho appreso tutte le gerarchie e il reale lavoro del teatro. Con lui ebbi un rapporto molto tenero. Non conosco quell’Eduardo severo e duro di cui parlano tutti, perché con me era molto protettivo: mi avvicinavo a lui con una famigliarità che nessuno osava tentare. Io, inconsciente, non sapevo bene le regole e gli chiedevo: “Maestro, perché non mi dice niente? Come vado?” Lui capiva che ero giovane e inconsapevole, e una volta mi disse “Quando c’è da dire ti dirò, adesso non dico nulla”. E infatti quando poi ci fu da dirmi qualcosa che non andava bene me lo disse, ma sempre molto teneramente.
Hai recitato in innumerevoli spettacoli cominciando giovanissima. Inizialmente di solito si ambisce a teatri grandissimi, poi si apprezzano sempre di più gli spazi piccoli della gavetta. Tu cosa preferisci?
Ho iniziato col teatro di tradizione nei grandi teatri italiani, e dopo mi sono misurata con realtà meno ufficiali. Non ho una preferenza, ci sono cose che puoi fare solo in alcuni luoghi. Mi sentirei a disagio a fare certi testi in alcuni teatri, come per esempio Filomena Marturano non potrei farla in un teatro meno ufficiale. Di sicuro da attori si vuole provare un po’ tutto: dipende molto dal progetto
Chi secondo te oggi, tra i giovani artisti napoletani, rappresenta di più la cultura partenopea nelle diverse forme in cui si esprimono tra Manuela Zero, Il Volo, Rocco Hunt…?
Oggi si é molto ampliato il raggio. È molto difficile individuare un artista e basta perché le forme d’arte e di canzone sono tantissime e non si puo paragonare una musica melodica con chi fa il rap. Quello che è stato Pino Daniele sicuramente non sarà più ripetibile: lui ha inventato una lingua mezza italiana, mezzo americano, e mezzo napoletano con un blues e una melodia insieme, una rivoluzione importante impossibile da rifare. Pino ha lavorato con tutti i nostri artisti straordinari, e anche questo fa di lui qualcosa di originale e irripetibile.
C’è qualche attore con cui ti piacerebbe lavorare insieme?
Ce ne sono tanti, ma ora non saprei dirti perché dipende dai progetti che si presentano.
Goethe asseriva È impazienza quella che ci coglie di tanto in tanto, e allora ci compiaciamo di essere infelici. Mariangela D’Abbraccio è felice oggi o è una eterna impaziente?
Sono di natura abbastanza impaziente e scontenta, ma poi la mia parte razionale mi fa dire che devo essere felice di quello che ho fatto, e questo mi fa trovare un attimo di quiete.
Massimiliano Beneggi